Incoraggiare l’innovazione è da tempo una priorità per i decisori politici europei, con l’obiettivo implicito di raggiungere la frontiera tecnologica rappresentata dagli Stati Uniti. Questo obiettivo non è stato raggiunto. I quadri di valutazione dell’innovazione pubblicati regolarmente dalla Commissione europea hanno costantemente rilevato che l’UE è in ritardo rispetto agli Stati Uniti su molti indicatori. Il quadro di valutazione più recente indica che il divario transatlantico si è ampliato.
Questo rapporto sostiene che gli attuali sforzi europei, sebbene lodevoli, sono insufficienti, sia in termini di quantità che di qualità. Sono necessarie importanti riforme per consentire all’Europa di competere nello spazio di creazione del valore.
La deludente performance europea potrebbe sorprendere il lettore, dato che il sostegno governativo alla ricerca e sviluppo (R&S) è cresciuto gradualmente negli ultimi due decenni e ora è più o meno allo stesso livello degli Stati Uniti (circa lo 0,7% del PIL). È nel settore privato che si riscontra una grande differenza quantitativa tra Stati Uniti e UE. La spesa delle imprese per R&S (BERD) nell’UE, pari all’1,2% del PIL, rappresenta circa la metà di quella degli Stati Uniti (2,3% del PIL).
Inoltre, la R&S delle aziende europee è concentrata nei settori mid-tech, come l’industria automobilistica. Questi settori competono applicando gli ultimi progressi tecnologici alla produzione, ma non richiedono la stessa intensità di R&S o offrono lo stesso potenziale di crescita delle industrie high-tech che producono le tecnologie più recenti. La ragione principale per cui la R&S privata degli Stati Uniti è il doppio di quella europea è quindi il peso molto più elevato delle industrie high-tech negli Stati Uniti.
La specializzazione europea nel mid-tech, la “trappola della tecnologia media”, persiste da due decenni. Le più grandi aziende dell’UE in termini di spese di R&S sono quasi sempre produttori di automobili, mentre negli Stati Uniti i produttori di automobili, che erano importanti 20 anni fa, sono stati soppiantati dalle società di software. Il vantaggio comparato dell’UE nelle automobili è preoccupante, poiché nonostante i suoi massicci investimenti in R&S, l’industria automobilistica dell’UE ora rischia di essere superata dai produttori statunitensi e sempre più da quelli cinesi. I produttori stranieri possono basarsi sulla loro leadership nelle tecnologie elettriche e di guida autonoma.
Oggi, il divario transatlantico è particolarmente ampio nello sviluppo software, dove le aziende statunitensi rappresentano il 75% del totale globale, rispetto al 6% dell’UE (meno della Cina). Una larga parte della crescita della spesa in R&S delle aziende statunitensi nell’ultimo decennio è derivata da aziende legate al software, sostenendo il predominio degli Stati Uniti negli ultimi progressi nell’intelligenza artificiale (IA).
La posizione di quasi monopolio del settore high-tech statunitense si applica anche alla prossima generazione di software in arrivo (la maggior parte degli LLM all’avanguardia sono statunitensi) e hardware (vedere Nvidia per i semiconduttori, ecc.). E la Cina sta rapidamente recuperando terreno in termini di spesa in R&S high-tech.
Un cambiamento nella direzione dell’innovazione dell’UE verso le industrie high-tech sembra quindi altamente auspicabile. Uscire dalla trappola della tecnologia intermedia favorirebbe la crescita e aumenterebbe il peso geopolitico dell’UE. Ma per raggiungere questo obiettivo, la governance deve essere all’altezza delle ambizioni. In parole povere, l’UE non ha le istituzioni necessarie per affrontare la sfida dell’innovazione del 21° secolo.
La maggior parte (90%) del sostegno del settore pubblico per la R&S nell’UE ha origine a livello nazionale. L’UE contribuisce tramite il programma Horizon Europe1, che stanzia circa 11-12 miliardi di euro all’anno per sostenere innovazione, ricerca e sviluppo ampiamente definiti.
Tuttavia, meno del 5% di Horizon Europe supporta l’innovazione rivoluzionaria, che ha il potenziale per creare nuovi mercati ma è lontana dalle applicazioni commerciali. Distinguere tra i tipi di R&S è importante (ma trascurato), poiché non ci si può aspettare che i progetti volti ad avvicinare le tecnologie note al mercato producano innovazione dirompente.
La recente creazione dell’European Innovation Council (EIC) è stata un passo positivo verso il riorientamento degli sforzi di R&S, ma è ostacolata da diverse limitazioni. In primo luogo, dipende troppo dalla Commissione europea. In secondo luogo, mira solo marginalmente alla ricerca rivoluzionaria, che è ancora sostanzialmente sottofinanziata.
L’EIC sembra più concentrato sulla correzione delle imperfezioni percepite del mercato dei capitali che sulla promozione dell’innovazione, poiché una quota sostanziale della sua spesa sostiene la struttura del capitale delle piccole e medie imprese (PMI) e, in misura più limitata, delle startup. Inoltre, gravi problemi di governance potrebbero minare la sua missione di promuovere l’innovazione rivoluzionaria: l’EIC è per lo più guidato da funzionari dell’UE piuttosto che da scienziati di alto livello; alcuni criteri di ammissibilità impongono vincoli severi, rendendo i meccanismi di selezione altamente burocratici; le collaborazioni sono obbligatorie piuttosto che accompagnate; e l’erogazione dei finanziamenti è lenta.
È quindi necessario un cambiamento istituzionale per promuovere lo sviluppo delle industrie high-tech dell’UE.
Nello specifico proponiamo:
(i) conferire agli scienziati di punta un ruolo più centrale nel consiglio del CEI e nella selezione dei progetti; (ii) spostare il potere decisionale dalla Commissione Europea a un numero maggiore di project manager indipendenti; e (iii) attingere risorse dai programmi poco performanti di Orizzonte Europa e da altre parti dell’ecosistema dell’innovazione dell’UE per espandere la dimensione e la portata dei programmi effettivamente dedicati alla ricerca innovativa, senza modificare l’attuale quadro finanziario pluriennale.
La nostra riforma dell’EIC, neutrale in termini di bilancio ma radicale, potrebbe fornire all’UE un motore di innovazione sulla falsariga delle ARPA statunitensi (agenzie di progetti di ricerca avanzata). Alle ARPA è stato ampiamente riconosciuto il merito di aver sostenuto i progressi in diverse tecnologie innovative e lo sviluppo delle industrie americane di biotecnologia, software e hardware. Un fiorente ecosistema dell’innovazione creerebbe i giusti incentivi, attirerebbe investimenti privati e stimolerebbe la crescita delle industrie ad alta tecnologia, aiutando l’UE a sfuggire alla trappola della tecnologia media.
Fonte: Institute for European Policymaking @ Bocconi University Link
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